LAVORI DI MARZO
Cari soci e appassionati olivicoltori, la coda dell’inverno procede nella norma, le probabilità di forti gelate sono al lumicino, quindi mano alle forbici! Con la potatura ci prefiggiamo diversi obbiettivi , in primo luogo creare e mantenere la forma ritenuta ideale da generazioni di olivicoltori dell’Italia centro-settentrionale: il vaso policonico. Se andate su wikipedia trovate un disegno esaustivo, invece su google numerose immagini. I vantaggi di questa forma sono: distribuire la forza della pianta su 3 branche ( 4 o più se c’è veramente molto spazio ) e quindi contenerne l’altezza; creare dei vuoti al centro, le cosiddette finestre, dove luce e aria riescono a penetrare copiose; alzare la produzione da terra di almeno un metro. Nei nostri climi umidi e relativamente poco soleggiati, rispetto l’areale originario della specie, questa forma collaudata permette a parità di condizioni, le migliori performance sanitarie e produttive. Non è infrequente arrivare a produrre 60 q.li/ha ( ettaro = 10000 mq ) di olive, cioè 20 kg di media per pianta.
Nelle mattinate dimostrative indicate sul sito, a cui vi invito a partecipare, potremo familiarizzare sulle tecniche che ci consentono di essere dei bravi potatori rispetto al vaso policonico. Intanto alcune premesse: la potatura di per sé non funziona se non è accompagnata da una idonea fertilità del terreno e una corretta difesa sanitaria. Infatti i tagli che noi facciamo presuppongono una reazione guidata della pianta che verrebbe a mancare se è debilitata o malnutrita. Attenzione però a non eccedere coi fertilizzanti azotati, l’eccesso di azoto è un problema perché stimola la pianta a creare molte inutili strutture verticali a discapito dei rami fruttiferi. Inoltre si consiglia di potare tutti gli anni per limitare l’alternanza di produzione e ridurre tagli invasivi. Togliere solo l’indispensabile, cioè le strutture che sicuramente non hanno futuro, ricordiamoci che solo le foglie creano l’energia dei vegetali tramite la fotosintesi. Questo è evidente in particolare con le piantine in allevamento: più tagliamo più è ritardato lo sviluppo. Evitare di fare numerosi e piccoli tagli, ma preferire pochi e decisi tagli.
Provo a descrivere ora l’approccio alla pianta di ulivo. Abbiamo tre casi, piantina in allevamento, pianta in produzione formata, pianta adulta da riformare. La piantina appena messa a dimora va decapitata a circa 80 cm da terra, in corrispondenza di un buon rametto verso monte o verso nord se siamo in piano. Gli anni successivi selezioniamo le tre future branche primarie ( correttamente distanziate tra loro sia in orizzontale che in verticale ), togliendo gradualmente negli anni gli altri rametti concorrenti che escono dal fusticino a cominciare dai più verticali, e guidando l’apice vegetativo nella direzione voluta tagliando dalla branchetta primaria stessa i rametti dorsali concorrenti che se lasciati verticalizzerebbero subito la struttura.
Nel vaso già correttamente formato di un ulivo in produzione dobbiamo curare l’omogeneità tra le tre branche. Partendo dalla cima dobbiamo individuare il rametto verticalizzante che prosegua idealmente la linea del vaso, se nel caso riducendo l’altezza ( si consiglia di mantenersi entro i 6 metri ), quindi scendendo togliamo le branchette secondarie sovrapposte o troppo grosse ( più della metà della primaria in quel punto ) o troppo verticali. Se del caso accorciamole per rientrare nella forma a cono. Le parti sottostanti esaurite ed in ombra si tolgono con un taglio di ritorno. Così facendo assolviamo al compito basilare della potatura che è di mantenere la pianta giovane, con il giusto equilibrio tra legno vecchio e nuovo.
La pianta da riformare necessita della motosega. Infatti individuiamo le branche principali se si diramano entro i due metri da terra ed operiamo con grossi tagli per eliminare tutte le altre strutture verticali in eccesso e le branche secondarie come sopra. Se l’impalcatura è oltre i due metri da terra non ci resta che capitozzare ad un metro o poco più da terra con un taglio inclinato con la parte alta a monte, lasciare sfogare la pianta per due anni e poi scegliere al terzo anno le branche primarie.
Ultima raccomandazione: disinfettare sempre, con alcool, forbici e seghetti, tra una pianta e l’altra.
Le parole e il poco spazio non bastano certo ad chiarire l’argomento: venite a vedere e far domande negli appuntamenti indicati sul sito dove troverete anche in vendita l’attrezzatura necessaria.
Buon lavoro dal responsabile tecnico
Gigi Castellano
Perledo 02 03 2016
