LAVORI DI FEBBRAIO IN ULIVETO
Cari soci e amici olivicoltori, abbiamo ancora vivo l’eco del miglior raccolto della nostra carriera. L’olio giace al buio, perfetto, nei contenitori a temperatura e atmosfera controllati, in attesa di portare sulle tavole del mondo il suo profumo, esaltatore di una cucina sana e gustosa, racconto del nostro lago e della dedizione degli appassionati olivicoltori. Ma il ciclo della natura fortunatamente non conosce pause ed eccoci a preparare con rinnovato impegno la nostra nuova stagione, in questo inverno finora senza eccessi, sterile e ventoso, con solo ora i primi accenni di precipitazioni. L’effetto coperta della neve protegge dalle basse temperature. Se dovesse tornare il vento ed il secco evitate di bagnare i nuovi impianti per non compromettere la loro resistenza al gelo.
Per i danni da gelo ricordo che fino a -5° l’olivo generalmente non subisce danni. Gli ambienti dove questo limite statisticamente è superato non sono idonei all’olivicoltura a meno di ricorrere a varietà dal buon invernamento, tipo Bianchera, Ghiacciola, Leccio Del Corno, Leccino, Grignan. Fasciare con “tessuto non tessuto” le piantine da un anno o due a dimora, in previsione di forti gelate, può salvarle. Per gli uliveti più grandi diventando improponibili le difese attive occorre prevenire i danni da gelo favorendo il riposo vegetativo del nostro sempreverde, ricordiamo che lo scorso anno le minime sono state raggiunte a fine febbraio: quindi per questo mese nessuna concimazione azotata (letame compreso) o potatura, bene invece il trattamento della chioma con rameici fatto in post raccolta: il leggero effetto fitotossico del rame frena l’attività vegetativa. La neve stessa, come detto, protegge dal gelo, tuttavia se troppa andrebbe scossa dalle branche per scongiurare abbattimenti e scosciature. Approfittiamo delle belle giornate tagliando con la motosega le piante che ombreggiano gli ulivi ai confini del bosco o comunque di troppo.
Ripariamo i muretti a secco, consapevoli di contribuire alla conservazione dell’assetto idrogeologico, alla comodità del nostro lavoro e alla bellezza del paesaggio, tanto che dallo scorso anno i muretti a secco sono stati dichiarati dall’Unesco “patrimonio dell’umanità”. Apriamo per tempo le buche dei nuovi impianti, così che la terra venga a subire la benefica azione di gelo e disgelo, che le ife dei funghi si disidratino all’aria, che gli insetti terricoli vengano predati. Le distanze d’impianto non devono mai scendere sotto i 5 metri, misurati in bolla, se sul piano 6 metri ancora meglio. Le dimensioni sono di 80 cm cubi, per permettere poi alle radici delle nuove piantine di crescere agevolmente nel terreno lavorato e favorire un veloce sviluppo della chioma. I sassi emersi con lo scavo vanno tenuti da parte e messi sul fondo per favorire il drenaggio, indispensabile per l’ulivo. Procuriamoci i pali tutori di castagno o robinia del diametro di 6-8 cm, lunghi 1,8 metri circa, in modo che sporgeranno da terra circa un metro. Prenotiamo entro fine mese le piantine in Cooperativa, a garanzia di sanità certificata e rispondenza varietale, ricordate che se siete in zona DOP l’80% delle varietà è vincolato praticamente a Frantoio e Leccino. Nel restante 20% inserite gli impollinatori ( consiglio sia Maurino che Pendolino ) e le varietà che vi attirano per svariati motivi: uso per mensa, fruttati intensi per il vostro olio, resistenza alle avversità, dimensioni contenute o altro. Anche fuori dalla zona DOP non discostatevi troppo nella scelta varietale, a meno di situazioni particolari, per restare nella tipicità dell’olio del territorio. Buon lavoro e buon Febbraio a tutti.
Dr. Gigi Castellano
Agronomo Coop. Olivicoltori Lago di Como