Cari soci e amici olivicoltori,
finalmente l’attesa pioggia è arrivata a benedire la nostra terra assetata. Intendiamoci, gli ulivi adulti ancora praticamente fermi, e geneticamente tolleranti le ristrettezze idriche, non si erano ancora accorti del secco; non così per quelli in allevamento, sempre in succhio e con radici limitate, se non periodicamente irrigati, stavano andando in blocco vegetativo, primo stadio della sofferenza. Aprile è il mese ideale per potare i sempreverdi, olivo compreso, dunque avanti tutta. Certo è un lavoro che può essere impegnativo, lungo e faticoso, nelle zone scomode e con piante grandi, ma necessario. Ricordiamoci che la pianta non potata, se è vero che nel tempo produce di più, tuttavia sposta la produzione sempre più in alto e si spoglia nelle parti basse a causa dell’ombreggiamento dell’ombrello che si forma in alto: assume la forma di un cono rovesciato, con la punta a terra e la base per aria. Lascio intuire la scomodità di raccolta, la difficoltà nella difesa per raggiungere le parti alte, le rotture da neve o tempeste per le maggiori leve. Altro inconveniente di non potare è l’alternanza di produzione: nell’anno di carica la pianta per crescere i tanti frutti non riesce a destinare risorse ai nuovi rami che saranno quelli che produrranno l’anno successivo, che sarà dunque scarso di frutti, ma ricco di rametti e prolungamenti di un anno pronti a produrre… innescando così il circolo vizioso dell’alternanza. La potatura annuale invece tiene conto di questo: potando poco dopo l’anno di carica e di più in quelli di scarica, si riesce ad avere sempre frutta… facendo i conti senza l’Oste, cioè meteo permettendo. Il potatore ha bene in mente lo schema da raggiungere e deve perseguirlo quasi senza che la pianta se ne accorga, con una potatura di allevamento leggera ma regolare e frequente, in questo modo in breve avremo la pianta ideale: comoda, precoce, produttiva, resistente, sana. Purtroppo a volte la non conoscenza delle forme corrette da ottenere o l’assenza o gli errori grossolani di potatura costringono a intervenire drasticamente se si vuole recuperare la coltivazione dell’olivo. Bisogna fare quella che si chiama potatura di riforma. Questa al contrario di quella di allevamento non è leggera, regolare e costante, ma decisa e immediata: con pochi e grossi tagli bisogna saper vedere e subito estrarre dalla pianta caotica lo schema voluto. Una gradualità non avrebbe senso, perché fare investire ancora la pianta su vecchie strutture destinate a sparire? Sarebbe come mettere denaro in una società destinata al fallimento. La riforma va fatta subito prima che la pianta vegeti: le sostanze di riserva devono essere intatte e pronte per lo sforzo immane che le chiediamo. Le riforme troppo precoci e troppo tardive uccidono gli ulivi. Domenica 7 aprile, ove indicato sul sito della nostra Cooperativa, potremo confrontarci con le situazioni che troveremo in campagna e mettere a disposizione degli olivicoltori locali la nostra esperienza per migliorare sempre questo aspetto fondamentale della coltivazione dell’olivo che è la potatura, una pratica paragonabile ad una forma d’arte, in cui per definizione non si raggiunge mai la perfezione, che richiede una profonda conoscenza della natura e che in fondo è lo specchio del potatore: dimmi come poti e ti dirò chi sei…Ma a noi per ora basterà imparare bene i fondamenti. A potatura terminata il bravo olivicoltore, meglio se prima della pioggia, eseguirà un trattamento con lo scopo di disinfettare i tagli e abbassare il potenziale di inoculo fungino prima della stagione vegetativa. A questo scopo usiamo l’insostituibile rame abbinato allo zolfo. Approfittando aggiungiamo l’estratto di alghe brune, utile ed economica concimazione fogliare di micronutrienti. Dopo la metà del mese sarà tempo di sfalciare o trinciare la prima volta, molta attenzione come sempre a non ferire il colletto con gli attrezzi di taglio. Buon lavoro!
Gigi Castellano