Massimo Spreafico ho avuto occasione di conoscerlo di persona nel corso di Olio Officina Food Festival. Ho avuto da lui in degustazione un olio davvero sorprendente per qualità, prodotto nell’area della Dop Laghi Lombardi. E’ una cooperativa di olivicoltori costituita nell’aprile 2011. Un bell’esordio, con un extra vergine d’eccellenza. Ci fossero olivicoltori così bravi e appassionati in giro.
“La cooperativa agricola “Olivicoltori lago di Como” – si legge nel sito – è il frutto maturo di anni di lavoro svolto con competenza, passione e continuità da 25 olivicoltori che, con l’insieme delle loro due mila piante, costituiscono già oggi una delle maggiori realtà produttiva del Lario”.
Ed ecco quanto mi scrive per email Spreafico:
La nostra piccolissima cooperativa agricola ha appena qualche mese di vita e benchè siamo riusciti a certificare come Dop la nostra produzione, ciò non è automaticamente sinonimo di eccellenza, eccellenza a cui aspiriamo mettendoci tutta la nostra passione.
Ecco perchè il suo parere competente ed obbiettivo (non ci lesini le critiche se ce le meritiamo) per noi è molto importante, perchè vogliamo sapere quanto valiamo e se umilmente possiamo farci conoscere oltre i confini del nostro lago.
Se l’olivicoltura italiana soffre di nanismo aziendale si figuri la nostra realtà, di olio ne produciamo veramente poco (quest’anno 1000 litri , – 30% causa mosca e grandine) perchè tra il lago e l’alta montagna di terra ce n’è poca. A confronto il Lago di Garda sembra una prateria americana.
E pensare che testi del ’600 parlano di come la rive del lago, dove l’olio lo hanno portato i romani della guarnigione militare di Como, fossero argentei di olivi e nella toponomastica locale vi sono località come Olcio o Oliveto Lario.
Eppure di anno in anno, molto lentamente ma inesorabilmente, grazie al lavoro degli appassionati, vengono recuperati vecchi terrazzamenti abbandonati e sottratti alle speculazione edilizia (ahimè sempre in agguato).
Insomma l’olivicoltura lariana comincia ad avere ha una sua valenza, anzi in Valtellina piuttosto che abbandonare i terrazzamenti più impervi troppo onerosi per la mancanza di meccanizzazione per essere condutti a vigneti , si stanno conducendo esperimenti per convertirli ad ulivo, cultura senz’altro meno esigente. La Valtellina è l’area terrazzata più grande d’Europa ed è stata canditata a Patrimonio dell’Unesco ed immortatalata da un bellissimo docufilm di Ermanno Olmi, Rupi di Vino.