Cari soci ed amici, finalmente una primavera decente! Buone temperature e sole portano avanti la stagione con passo celere. Ricordiamoci di dare acqua settimanalmente ai nuovi impianti con una dozzina di litri. Per chi non fa fieno l’erba è pronta già ad essere tagliata, soprattutto nelle brughe ben esposte, altrimenti sul piano dopo la metà di aprile. Molta attenzione a non ferire il colletto con gli attrezzi di taglio, filo compreso; quidi stare a debita distanza e finire poi il lavoro estirpando l’erba a mano. Chi non avesse ancora messo a dimora le nuove piante si affretti secondo le indicazini date in marzo: prima si fa e prima le radici si possono muovere allargandosi fuori dalla continenza del vaso. Chi ha già piantato curi di tenere il cerchio intorno al fusticino zappato e libero da erbe spontanee. Chi non avesse ancora concimato si affretti secondo quanto scritto in febbraio.
Ma aprile è il mese ideale per la potatura. Ricordo che domenica 6 al mattino ore 8.00, a Perledo, seguendo le indicazioni riportate sul sito, potremo dare degli esempi in merito.
Possiamo classificare le operazioni di potatura come: di allevamento, di produzione, di riforma. Accenniamo qui alla potatura di produzione. Questa riguarda le piante già formate a dovere. Ovviamente dovremo mantenere le forma a cono tipica degli ulivi ben tenuti. Nel caso di una pianta con un unica branca principale, tipo albero di natale, parliamo di monocono. Se le branche sono due si definisce ipsilon. Con 3 o più branche principali, secondo la dimensione e l’età della pianta, parliamo di vaso policonico. Questo può essere alto se impalcato oltre il metro da terra, medio tra i 50 e 100 centimetri, basso sotto i 50 cm, cespugliato se le branche principali si originano direttamente dalla ceppaia.
Per mantenere i coni partiamo sempre dalla cima che va richiamata ad una altezza voluta, consiglio non oltre i 6 metri. Eseguiamo lì un taglio di ritorno che evidenzi un rametto assurgente di un anno preferibilmente nè troppo debole nè troppo vigoroso e che prosegua la linea della branca se corretta o la devi leggermente se occorre recuperare una direzione migliore.
Quindi scendendo selezioniamo i rami secondari: togliamo quelli troppo grossi: oltre la metà della branca principale in quel punto; togliamo quelli inclinati verso l’alto oltre i 45°; togliamo uno di quelli sovrapposti, solitamente il più alto. Consideriamo sovrapposti ad esempio due rametti delle dimensioni di una matita se distano meno di una dozzina di cm, se sono come un pollice devono essere distanziati almeno 25 cm, se sono come un polso almeno 50 cm. Più piccoli di una matita non meritano la nostra attenzione e vanno lasciati.
Per mantenere la forma a cono richiamiamo i rami se dovessero essere troppo lunghi in relazione all’altezza. Ci rendiamo conto che occorre tagliare più in alto che in basso. Infatti la forma a cono serve appunto a fare penetrare la luce nelle zone basse ed interne che restano vitali.
Ultima operazione lo sfoltimento: infatti le pendaglie col tempo si infittiscono: allora togliamo le parti sottostanti più esaurite, quelle malate per rogna, quelle che si incrociano. Arieggiando così la chioma avremo foglie sane e frutti sviluppati. Ma non facciamoci prendere la mano esagerando nei tagli altrimenti la pianta per mantenere il suo equilibrio tra radici e foglie reagirà con uno scoppio di succhioni a detrimento della produzione. Equilibrio è la parola chiave e col tempo si acquisirà la giusta esperienza. Ad esempio se su una branca secondaria intervengo con il seghetto, facendo cioè un taglio del diametro superiore a 3 cm poi non toglierò nient’altro su quella stessa branchetta secondaria.
Ricordiamoci che i tagli devono rispettare l’ingrossamento che si trova alla base del rametto da tagliare e che potrà generare il tessuto cicatriziale.
Disinfettiamo gli attrezzi di taglio con alcool denaturato nel passare ad una nuova pianta.
Ci vediamo domenica 6 e buon lavoro!
Il responsabile tecnico
Gigi Castellano