Cari soci e amici olivicoltori, “ mala tempora currunt ” dicevano i latini, tempi duri in questo 2019. Dopo una fioritura da 50% e un’allegagione da 25% si sono osservate in alcuni uliveti cascole anomale e per finire grandinate diffuse. Siamo ad andar bene al 10% di carica in pianta rispetto alla media. Per giunta la popolazione di mosca segnalata dal monitoraggio è massiccia. Non perdiamoci d’animo e salviamo il salvabile, o almeno mettiamo in condizione la piante di avere buone premesse per il 2020. Purtroppo in agricoltura di certo ci sono solo i costi…teniamo da conto il buon olio 2018. Ma grandine a parte, da cui non possiamo proteggere facilmente le olive, e a cui dovremo abituarci sempre più visto l’aumento dell’energia atmosferica dovuta all’innalzamento delle temperature medie, vediamo di capire l’anomalia di quest’anno. Intuitivamente sapevamo già dall’anno scorso che quest’anno sarebbe stata magra a causa dell’alternanza di produzione tipica degli alberi e a cui l’ulivo non fa eccezione, anzi ne è un esempio notevole. Vista poi l’eccezionalità della carica 2018 si temeva una particolare scarica per quest’anno, e il nostro inguaribile ottimismo non è bastato a sovvertire i pronostici. In realtà dal punto di vista della biochimica vegetale la sintesi dei grassi costa molto alla pianta in termini energetici e di mobilitazione delle sostanze di riserva, molto più della sintesi di proteine o amidi. Tant’è che l’ulivo è l’unica pianta dai frutti oleosi di rilevanza industriale. Lo sforzo produttivo dell’anno scorso ha determinato un’alta percentuale di imperfezione anatomica dei fiori di quest’anno, che pure c’erano, e di conseguenza mancata allegagione e cascole successive. Alcuni ricercatori nel Veneto già dal 2017 avevano individuato sulle olive cascolate funghi del genere Phoma e addossato a questi anche la responsabilità dell’anomalia di quest’anno. La mia modesta opinione è questo genere di funghi, normalmente presenti nel suolo e sui vegetali, possono aver approfittato di una situazione già debole e compromessa. Ma lasciamo ai ricercatori i loro studi, e speriamo che non trovino l’ennesimo problema di aumentata virulenza di un normale saprofita, a cui rispondere con altri trattamenti: non sentiamo la necessità di aumentare i trattamenti con conseguenti maggiori costi, fatiche e tempi di lavoro. Il settore di ricerca che più ci dovrebbe interessare è quello svolto anche dal prof. Osler dell’Università di Udine sul ruolo attivo delle piante nella difesa dai patogeni , ci spiega perché le piante diventano sempre più fragili e quali sono le basi della induzione di resistenza. Questo è il futuro dell’agricoltura, che punta ad una diminuzione di fungicidi grazie ad un sorta di vaccinazione. Se vi interessa approfondire potete leggerne un articolo divulgativo http://www.ersa.fvg.it/export/sites/ersa/aziende/in-formazione/notiziario/2018/3/Notiziario-2018/4_Oltre-la-siepe-il-mondo.pdf . Ma torniamo ai nostri lavori: difesa. La mosca quest’anno è veramente temibile vista la bassa carica e la forte popolazione. Alla lotta adulticida svolta dalle trappole affiancare anche lo spintor fly seguendo le indicazioni in etichetta. Praticare la potatura verde togliendo i succhioni inutili.
Buon Agosto!
Il vostro Gigi Castellano